La parola stress che tutti noi usiamo per definire la stanchezza, la tensione, l’affaticamento nello svolgere le quotidiane attività lavorative o domestiche, ha per tutti una connotazione comunemente negativa.
Lo stress è uno stato di attivazione del Sistema Nervoso Autonomo Simpatico, responsabile delle modalità “attacco o fuga”. Fisiologicamente vi è un maggior rilascio di adrenalina e di cortisolo che determina l’aumento del battito cardiaco, della pressione sanguigna, del tono della muscolatura striata, del rilascio di glicogeno nel sangue, dell’attività cerebrale e della frequenza respiratoria; determina inoltre la diminuzione della resistenza cutanea, l’evacuazione dell’intestino con sospensione delle attività digestive e la dilatazione delle pupille.
Una volta che la quantità di adrenalina nel sangue torna ai livelli normali tutti gli apparati riprendono il loro funzionamento abituale.
Esistono però due forme di stress: quando l’organismo è in grado di adattarsi positivamente agli stimoli dell’ambiente esterno parliamo di eustress, quando non siamo in grado di svolgere tale adattamento siamo soggetti a distress.
L’eustress è ben conosciuto dagli atleti poiché ha la funzione di sostenere una elevata attivazione per permetterci prestazioni al massimo delle nostre potenzialità.
Ecco allora che noi tutti siamo soggetti ad eustress nel momento in cui dobbiamo sostenere un esame o un colloquio di lavoro, dobbiamo eseguire un calcolo difficile o montare una tenda in presenza di nostro figlio che ci osserva, o ancora stiamo litigando con il coniuge o un attimo prima di tirare un calcio di rigore.
Il distress si può presentare in situazioni contestuali differenti; una distinzione possibile delle diverse tipologie di distress è quella del Prof. G. de Rivera:
– lo stress da burn-out interessa chi lavora in ambienti sanitari, sociali, educativi, chi si occupa della cura di chi non è in grado di salvaguardare la propria persona autonomamente.
– lo stress da lavoro è molto comune nelle persone che sostengono ritmi ed attività altamente prestazionali, cariche di tensione, di scadenze e di obiettivi da raggiungere.
– lo stress da caregivers, quello dei genitori, dei fratelli maggiori, dei nonni e zii, di tutti coloro che hanno il pesante compito di pensare al benessere ed ai bisogni di bambini piccoli o piccolissimi.
– lo stress dei pazienti affetti da gravi patologie croniche ed invalidanti, che convivono con le difficoltà quotidiane che la malattia impone loro.
Non possiamo pensare di eliminare gli stimoli stressanti del nostro ambiente, possiamo però provare a cambiare il nostro personale modo di rispondere agli stimoli esterni, allenandoci a sentire come il nostro corpo reagisce e cerca di adattarsi alle richieste dell’ambiente.
Come sosteneva il Prof. Peresson il nostro organismo è dotato di sistemi, meccanismi e principi regolatori che agiscono automaticamente per un’autoregolazione multifunzionale; si tratta solo di permettere dunque ad esso di poter svolgere queste sue funzioni. Un modo possibile per riportare l’organismo ad uno stato di equilibrio biopsicologico è attraverso tecniche di rilassamento, di auto-distensione o con il Trainig Autogeno.